I lavori di Ilaria Beretta scaturiscono da suggerimenti e momenti di riflessione colti da espressioni del più lontano passato. Scultrice di formazione, concettuale nel profondo, pare seguire una mappa spazio-temporale le cui coordinate conducono a punti dove i miti più antichi e i paesaggi lontani risuonano con la contemporaneità.
Anche quella neotecnologica.
Molti suoi lavori richiamano gesti legati alla tessitura, alle corde tese di un antico strumento musicale, mosse di donna forse, che si compiono su strutture che hanno la materia e il profumo del legno. Gesti di una sacralità femminile cercata a lungo nelle figure delle dee madri delle più antiche culture agrarie dell’area mediterranea, immagini che coniugano, nella loro apparente mobilità, il segreto della vita e del sacrificio. Ilaria Beretta ha interrogato queste piccole figure scolpite o modellate cercando di carpirne il segreto e di rivitalizzarlo, realizzando lavori, figurativi e “concettuali” al contempo, ad esse ispirati.
Sempre cercando nel profondo passato e andando ancor più a ritroso, Ilaria ha rivolto poi la sua attenzione all’arte del Paleolitico superiore, al rapporto tra l’artista e la natura, in particolar modo al mondo sotterraneo. Richiamando come esempio canonico la grotta dipinta di Lascaux, ha cercato un suo significato a queste pitture affidate all’oscurità del ventre della terra, reinterpretando questi gesti di deposizione e rivelazione con una scultura-mappa della grotta in tessuto di fibra di carbonio. In quello spazio depone messaggi e figure (anche con l’uso della realtà aumentata) invitando a percorre la mappa e il pensiero sotteso.
Giulio Calegari